Incontriamo Victor e Sonia di religione copta

di Leonardo Giovanniello

La presenza di persone immigrate è oramai una realtà anche nel nostro paese. Gli individui che arrivano portano essenzialmente altre due cose insieme alla propria persona: una valigia e la propria religione.

Anche Palo del Colle, come in tanti altri luoghi italiani, ha esportato persone nel mondo, oggi si parla di cervelli in fuga ma all’inizio di questa storia erano braccia alla ricerca del lavoro che la nostra terra matrigna non ne donava. 

Oggi invece esportiamo persone formate nelle nostre scuole ed università, con un costo senza beneficio, ed importiamo le persone che sono disponibili soprattutto in campi lavorativi dove i nostri connazionali non sono più disposte a lavorare.

L’accoglimento di queste persone porta tanti italiani a pensare che basta dare un lavoro per andare incontro ai loro desideri, ma chiaramente ogni essere umano non appena raggiunge la soddisfazione di un bene primario subito dopo ne ricerca un altro da raggiungere. 

Noi italiano possiamo ben comprendere come nella ricerca di un benessere sempre più completo e diffuso, dall’800 ai giorni nostri il nostro tenore di vita sia sempre aumentato fino ad arrivare ai nostri anni senza per questo avere eliminato malesseri presenti e altrettanto diffusi.

Grazie alla segnalazione di Anna Cutrone, avvocata e consigliera comunale di FuoridalComune, ho avuto la possibilità di incontrare Victor Obei, trentenne nigeriano in Italia da otto anni, che lavora in una azienda edile palese.

victor e sonia

Victor è arrivato nel nostro paese su quei barconi che vediamo in televisioni e che ci sembrano una realtà lontana, poi improvvisamente ti accorgi che è molto più vicina e gli stringi la mano. Quando lo racconta lui quasi prova vergogna per il modo in cui è arrivato mentre dovremmo provare noi italiani disagio in quanto costringiamo tanti essere umani a dover affrontare viaggi pericolosi per deserti e mari, senza dimenticare come queste persone che scappano dai conflitti o dalle miserie e spesso da entrambe. Il suo viaggio inizia dalla Nigeria con tanti altri africani, arrivato in Libia ha dovuto lavorare un anno senza alcuna paga per ottenere il viaggio della speranza verso Lampedusa.

La religione professata da Obei è quella della Chiesa Copta, che fu fondata in Egitto, si diffonde nel primo secolo dalla nascita di Gesù di Nazareth ed ha origine dalla predicazione dell’evangelista Marco. Rientrante tra le Chiese Ortodosse indicata anche come cristianesimo delle origini. Il cristianesimo nei primi secoli dopo Cristo, grazie alla sua enorme diffusione, ebbe la necessità di creare una dottrina attraverso l’enunciazione di paradigmi al fine di sistematizzare la religione. Per questo furono convocati vari concili, il quarto, quello di Calcedonia creo lo scisma delle Chiese ortodosse di cui fa parte quella Copta.

Nel nostro paese non ci sono luoghi di culto di questa Chiesa, ma dato che le differenze con quella Cattolica, sono più teologiche che liturgiche Obei e sua moglie Sonia si recano alla Chiesa Matrice per seguire i precetti religiosi. Entrambi sono stati avviati alla religione sin da piccoli in Nigeria, hanno ricevuto tutti i sacramenti, che sono identici a quelli praticati in quella cattolica. Purtroppo, a differenza di Victor, Sonia non parla italiano e questo è un impedimento per la sua integrazione, l’assessorato ai servizi sociali dovrebbe avere cura di questo aspetto e permettere dei corsi di italiano.

Sonia è in stato interessante e Victor per questo motivo cerca una nuova casa dato che dove vivono attualmente non è adatta per far crescere un neonato e anche su questo aspetto l’amministrazione comunale dovrebbe interessarsi e trovare una soluzione a questa famiglia che nelle loro intenzioni vorrebbe essere pienamente integrata anche se le condizioni attuali non lo permettono in modo completo.

Victor parla a bassa voce e con gli occhi che non cercano mai l’interlocutore, forse è timido o forse porta con se un disagio conseguenza della sua storia personale, i suoi occhi si illuminano e la sua voce diventa piena quando parla della bambina in arrivo. Il suo nome sarà Ella e la scelta è stata fatta da Sonia. Gli chiedo se avrebbe voluto un maschio ma lui non aveva preferenza perché quella scelta, ci tiene a ricordarmi, spetta a Dio.

Parlando con queste due persone provo un disagio difficile da spiegare. Forse loro esprimono una dignità di cui penso di non averne più bisogno. Grazie al mio abito, al parlare apparentemente ricercato, alla macchina e la casa forse tutto questo mi illude di definirmi in un presente ma che non guarda al domani. Invece Victor e Sonia hanno molto meno, sono andati via dalla loro terra madre e affrontano ogni giorno sapendo che qualche difficoltà verrà ad affliggerli. Questo però sembra farli sentire molto uniti e anche se il presente non li soddisfa sanno di aver bisogno l’uno dell’altra. Nel loro microcosmo c’è già la presenta di un’altra persona, quello è il loro futuro e guardando i loro occhi c’è almeno questa certezza di cui sono portatori.

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